L'Arte aniconica astratta. 


L’arte aniconica astratta si configura spesso come un’indagine rivolta all’analisi delle forme e delle figure che abitano la struttura inconscia dell’individuo, una pratica in qualche modo elitaria, che sposta lo sguardo dell’artista dal mondo dei fenomeni a quello delle impressioni, dalla rappresentazione della realtà alle intuizioni profonde e delle trasformazioni interiori. Dal mondo reale delle emozioni a quello razionale dei pensieri. Allo stesso tempo l'arte aniconica è una disciplina, un dharma che coinvolge la luce, il colore e la geometria in relazione alle infinite possibilità di rappresentazione delle idee e dei concetti. Si tratta, per l’artista, di un percorso di scoperte e rivelazioni che riguardano non solo il linguaggio formale, la tecnica o la comprensione dei materiali, dei pigmenti, degli strumenti dell’opera, ma anche, e forse soprattutto, la natura stessa dell’individuo e i suoi rapporti con l’universo circostante. Operare in questo tipo di dominio dell’immagine significa praticare le forme dell’analogia, individuare dentro di se costrutti e strutture che riecheggiano quelle del mondo esterno, in particolare formazioni e conglomerati che riflettono, per similitudine appunto, l’organizzazione macrocosmica dell’universo. La ricerca della dimensione individuale della psiche e dello spirito, nel regno delle percezioni sottili e delle improvvise illuminazioni, ci porta ad un approccio concreto, sempre intento a dominare razionalmente la materia, a disciplinare, e perfino forzare, la chimica degli elementi, come un alchimista impegnato trasformare in oro la vile natura del piombo. Il punto di partenza, ma anche l’intero processo della sua opera, è la connessione con gli elementi naturali e la rappresentazione attraverso un’immagine archetipica che riproduce la compagine dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo, un contesto dove tutto risulta interconnesso e interdipendente, all'interno di una matrice cosmica universale.

 

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L'Arte aniconica è una forma espressiva non figurativa, non rapportabile ad alcuna immagine conosciuta, senza alcun riferimento a forme reali o naturali. Con il termine di arte aniconica, dal greco ikona, immagine, si intende una forma espressiva non figurativa, non referenziale, non rapportabile ad alcuna immagine conosciuta, senza alcun riferimento a forme reali o naturali. E' un linguaggio largamente utilizzato tra gli artisti moderni contemporanei, ma ha in realtà radici molto antiche. Arte aniconica per eccellenza è quella islamica, in cui la pittura si risolve spesso in un decorativismo pregno di significati simbolici che a noi occidentali possono risultare criptici. Con la crisi di identità dell’uomo moderno, generata da una società basata sull’immagine e sul possesso, l'artista non ha più bisogno che la sua opera sia "riconoscibile" nel confronto con il reale oggettivo e può esprimere una sua personale verità. E' evidente che tutto ciò vuole esprimere, più in generale, una mutata visione del mondo e che la pittura aniconica è il mezzo per raccontarla. La libertà formale che l'aniconicità rende possibile ha un suo contrappasso, rappresentato dalla maggior difficoltà a trasmettere un concetto, il messaggio contenuto nell'opera, senza far ricorso a tutti quei significati informativi, o simbolici o concettuali appartenenti alla cultura collettiva e grazie ai quali gli uomini comunicano tra loro. La pittura aniconica, in particolare, inventa di volta in volta nuove grammatiche e nuovi lessici, quelli che ogni artista o ogni corrente ritengono più idonei al loro scopo, e diventa pittura segnica, informale, geometrica, astratta, fino ad arrivare al Concettualismo, nel quale l'artista aspira a saltare ogni passaggio intermedio tra espressione e comunicazione per trasmettere direttamente il pensiero, creando non più oggetti artistici, ma idee, discorsi e riflessioni, sconfinando nella filosofia dell'arte, nella psicanalisi. Pur in una sorta di apparente semplificazione concettuale, per l'arte aniconica a base geometrica di tutta la produzione artistica vale la pena di rilevare quanto maggior sforzo immaginativo comporti la rappresentazione astratta, che non ha un referente reale e vuole trasmettere un'idea senza la mediazione della figurazione.