Diego Racconi, rifacendosi alle esperienze geometrico-costruttiviste, ha affermato una ricerca in cui il senso della costruzione dello spazio è il valore principe che si pone in discussione, quasi che la geometria piana si apprestasse continuamente ad una sorta di “dialogo” con la calamita della superficie. Nella segmentazione della stessa, sottolineata dalla sollecitazione di un filo che accentua ogni campitura, e nel ponderato rapporto tra i colori che la dipingono, possiamo leggere una sorta di simbolizzazione dell’esistenza e dell’esistente. Tutto pare parte di una realtà che cerca un continuo equilibrio, in queste strutture ortogonali che impongono una stabilità alla frammentazione a cui tutte le cose sono soggette, poiché la variabilità è la matrice generativa a cui soggiace la realtà.
Le vie dell’arte sono infinite. Vi si approda attraverso una sorta di predestinazione che non può che essere connessa alle proprie esperienze esistenziali. Racconi si serve di moduli geometrici chiamati a narrare – quasi silenziosamente – il desiderio di porre un ordine al disordine, di recuperare una misura ed una logica in quanto non ne ha. Nel medesimo tempo, nell’inventare questo universo prismatico, si dà libero spazio alla fantasia, per spingersi oltre i condizionamenti che bloccano entro visioni precostituite. Le geometrie astratte ci pongono a confronto con sensazioni che - anche se rigorosamente definite da un punto di vista formale - invitano l’osservatore ad una propria elaborazione creativa, che deve necessariamente prescindere dai condizionamenti a cui siamo sottoposti nel quotidiano.
Questa elaborazione è possibile tanto per il bambino che per l’adulto, per l’erudito quanto per l’illetterato, poiché forme e colori, come ben ci ha insegnato Kandinskij, parlano un linguaggio universale che provoca emozioni, consentendo a chi osserva di poter a propria volta creare un percorso immaginativo ed inventivo personale, trovando per un istante una visione differente da quelle tradizionalmente imposte dai codici riconosciuti.
Il caos, la confusione, la rottura dei precedenti equilibri naturali. Insomma, un percorso che obbliga a meditare, a conferire un senso al tutto. Un senso che molto spesso non è univoco, anzi è sfaccettato, poliedrico e complesso come queste opere, queste perfette e bilanciate geometrie su cui l’artista lancia un dripping che, lungi dall’essere solo elemento decorativo, apre a sua volta a nuovi percorsi significanti. Ogni realtà è una medaglia a due facce, o forse a più facce, la vita è un percorso che, mai rettilineo, si spalanca a noi come una scomposta verità che ogni volta presenta nuove sfumature.
( Cristina Palmieri - critico d'arte )
"Forme scandite che si riplasmano alla luce del dripping : la geometria dell’ inaspettato. Una contraddizione in termini, una frattura tra il rigore delle forme, la razionalità del pensiero e la spontaneità della tecnica, che lascia fluire il colore sulla tela perché prenda una forma sua, una sua direzione.
A disegnare insospettabili sviluppi del previsto, fatalità che giorno dopo giorno ne modificano il corso. Sembra che tutto sia possibile, nelle sue opere, in cui la mente cerca di imbrigliare ciò che l’istinto lascia fluire. E l’esito? Talvolta imprevedibile, quasi una sinfonia del caso, altre volte di un rigore geometrico assoluto . Il pensiero razionale in contrapposizione all’emozione istintiva."
(Laura Lioce - critico d'arte)
IL FASCINO DI UNA “RELATA’ IRREALE” NEI DIPINTI DEL MAESTRO DIEGO RACCONI.
Il fascino dell’astratto pervade negli splendidi dipinti del maestro Diego Racconi, dove l’elemento fantastico, nell’intensità emozionale del colore coniuga il reale con l’immaginario, la geometria con la fantasia, la poesia con l’enigma, il senso con la ragione. Nasce così, un’ autentica narrazione figurativa di onirica bellezza, in cui il mondo visibile è ricreato fantasticamente con armonie inedite e finissime sensazioni nella varietà dei fermenti ispirativi, dove si inseguono e si intersecano geometrie in un costrutto compositivo di piani e linee, tra morbide sfumature del colore nei trapassi di bianca luce che concretizza una trasognata realtà astratta, tra allusioni esistenziali e simbologie, percorrendo un viaggio ideale del pensiero. E’ evidente nei suggestivi dipinti dell’artista l’evocazione di un ritmo lirico quasi musicale di libere forme, dove la narrazione pittorica si fa più articolata nell’alchimia coloristica in un’interpretazione subconscia dell’autore, sempre tradotta con un respiro poetico nel tessuto grafico e cromatico come riflesso speculare di vibrazioni d’animo. Sorprende nei suoi dipinti l’alta sintesi grafica e coloristica che giunge con immediata spontaneità all’effetto visivo nella simbologia di forme che si evolvono in una nuova spazialità, veicolo di significati e valori della vita. Ecco che allora, nella pura creatività lo stesso supporto di base nelle sue immagini, vive una simbolica metamorfosi, mentre appare la sovrapposizione di segni e linee che alludono ad una nuova fantasia creativa nella poetica dell’immaginario, un viaggio utopico del pensiero, in cui il tempo trascende lo spazio nella suggestione globale ed emotiva di forme, colori e luci in movimento. In tal modo, la rappresentazione pittorica diviene metafora di uno spazio che appartiene all’inconscio collettivo, dove l’intervento dell’artista coincide con l’atto della sua creatività. Ecco perché lo spazio della tela diventa la sintesi visiva di un logos ideale, attraverso una ristrutturazione mentale di memorie che affiorano inconsciamente, nell’immediatezza dell’interiore emozionalità, in cui si svelano le forze del sogno e l’abbandono all’inconscio per inoltrarsi nella meravigliosa scenografia di una natura surreale. Sta qui il fascino nei suoi dipinti: la sintesi tra una precisa composizione iconografica e l’alchimia coloristica, che determina un senso di mistero verso una dimensione trascendentale, la ricerca del sè, dove si articola una lirica pittura astratta che contempla memorie alla ricerca di nuovi sogni e nuovi significati.
(Dott.ssa Carla d’Aquino Mineo - Critica d'arte)
Le geometrie variabili di Diego Racconi
"Diego Racconi è riuscito ritagliarsi una propria identità e collocazione nel panorama artistico attuale, grazie ad un intelligente equilibrio fra razionalità ed istinto, fra forma e contenuto. L’aspetto che risalta istantaneamente è chiaramente il riferimento geometrico che trova le radici in maestri come Mondrian, Rothko, Malevich . Racconi però evita di cadere nella facile ripetitività delle forme grazie a un adattamento plastico ai contesti che egli intende rappresentare. Le sue geometrie sono l’espressione bidimensionale di un meccanismo in continuo divenire. Quasi che le forme rappresentate sulla tela dall’artista non fossero che la fotografia istantanea di una delle tante possibilità che la natura o il caso si danno per esistere.
Il limite rigido e puramente razionale delle forme geometriche viene continuamente superato dalla forza istintiva insita nella dialettica dei colori al loro interno (con la variabilità cromatica che si giustappone a quella dei confini lineari e l’utilizzo di collage per contestualizzare l’opera in una sua precisa identità). Lo stesso “dripping” utilizzato dall’artista appare una leva utilizzata per evitare la preponderanza dell’elemento razionale a scapito di quello istintuale. Ma a differenza di quanto avviene nelle opere di Pollock, il “dripping” perde ogni connotato di violenza o brutalità per assumere piuttosto quello di divertissement, di sottile ironia… in contrapposizione appunto alle “ristrettezze spigolose” della forma.
Possiamo dunque dire che Racconi ha saputo assimilare e reinterpretare la lezione dei succitati maestri del ‘900 in modo originale grazie a una pragmatica e disincantata visione della realtà che egli affronta, rimettendosi continuamente in gioco come fosse la prima volta, in ogni sua opera."
(Paolo Avanzi - Artista e curatore)
Poesia scritta dal critico d'arte Cristina Palmieri
in omaggio alle opere dell'artista.
Noi siamo.
Frammenti di vita,
Che osano
- caparbi -
Lo sguardo
Oltre l'orizzonte.
Lentamente
Ci affacciamo
Sul limite
Per sentire l'invisibile.
Cerchiamo
Un equilibrio
Alle nostre storture.
Tra lo scuro e la luce
Diventiamo colori
Come in una
Generosa primavera ripetuta.
Scandiamo il tempo
In ritmi che anelano
Alla perfezione.
Noi,
Che ascoltiamo la terra
Quando - puntuale -
Riflette
Il rinnovarsi dei cicli.
Con essa
Diveniamo
Lembi di sogni possibili.
Variopinti aquiloni.
In volo verso
Una polvere d'astri.
(Cristina Palmieri - critico d'arte)